Esempio di insider

 

Cari amici,

 

sappiate che in Italia, per i vini naturali, la più importante manifestazione dopo Villa Favorita e Cerea è ormai senza dubbio Vini Naturali a Roma, organizzata da Tiziana Gallo (Porthos) nelle sale dell’Hotel Columbus, a un passo da San Pietro. Qualche volto nuovo e tantissimi già ben conosciuti tra i banchi, affluenza sempre buona ma mai al di là del limite della fruibilità.

 

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Da rivedere i vini di Eugenio Rosi, viticoltore trentino le cui etichette più interessanti erano l’Anisos 2008 (Chardonnay e Nosiola) e l’Esegesi 2006 (Cabernet Sauvignon e Merlot). La materia sottostante sembra buona, ma l’intera gamma appare un po’ condizionata dal legno e con un tannino (in buona parte ellagico, va detto) fuori misura.

 

Ci è piaciuta non poco la Vitovska 2007 di Ĉotar, produttore del Carso sloveno in quota Velier. Naso timido che poi si espande sul floreale e sulla frutta matura, tannicità bene integrata, acidità più che discreta per un bianco da lunghe macerazioni, bella struttura. Fra le migliori interpretazioni del vitigno, giustamente rispettato nella lavorazione. Meno convincenti la Malvasija 2005, che non si schioda dalla pesante riduzione, e il Sauvignon 2005, un po’ troppo “da manuale” nei profumi e sgraziato in bocca.

 

Giovanna Morganti non si smentisce mai: nelle annate difficili, i suoi vini sono i migliori di tutto il Chianti. Le Trame 2008, passata la riduzione iniziale, ci regala un frutto intenso e scuro, appena balsamico, una splendida mineralità, e al palato un vino agile, fresco, bene integrato, con un tannino appena un po’ invadente e un finale pulito. Grande. Il 2007, al contrario, espressione di un’annata sulla carta ben superiore, appare contratto, piuttosto condizionato dalla riduzione e con un tannino un po’ slegato.

 

Strepitosi i 2008 di Montisci, sempre più portabandiera della vera essenza della viticoltura sarda. Il Barrosu rosato 2008 stupisce, ha una spinta notevole, un carattere indomito, è muscolare ma senza essere sgraziato. Il Barrosu 2008 è un classico, versione bella quanto la 2006, di grande intensità e personalità, raggiunge l’equilibrio spostando tutte le componenti verso l’estremo. Estremo che viene raggiunto e superato dal pachidermico Barrosu Riserva 2008, vino davvero “bestiale” per potenza e progressione, a cui per fortuna non manca la necessaria acidità. Non ha compromessi, a qualcuno potrà non piacere, ma a noi piace così, e tanto.

 

Les Caves de Pyrene ha portato qualche produttore d’Oltralpe decisamente interessante. Il Vouvray Sec La Dilettante 2009 di Pierre Breton punta tutto sulla mineralità, mentre il Clos du Chene 2008 di Frantz Saumon è tipicissima espressione di Chenin Blanc. Il produttore che più ci ha colpito è però un vignaiolo del Jura che già conoscevamo, Ganevat. La Cuvée Florine 2009 (Chardonnay) alla cieca potrebbe essere presa per uno Chablis, ha una grande mineralità che quasi sconfina nel balsamico, naso complesso e struttura piena e ben sostenuta. Molto bene anche un Savagnin, Les Chalasses Marnes Bleues 2009, tipicissimo, polposo e sapido, di gran carattere.

 

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A presto,

Fabio Cagnetti per Il PostVino